Le principali cause di gastroenteriti nel coniglio

Tra tutti i mammiferi di allevamento (industriale o famigliare/rurale) e da compagnia, i conigli sono senz’altro una delle specie più bisognose di attenzioni. Per allevare conigli con successo, devono infatti essere costantemente applicati principi igienici, alimentari e di medicina preventiva che lo mettano al riparo da tutte quelle situazioni che lo rendono vulnerabile a malattie tra le quali, quelle a carico dell’apparato digerente (le gastroenteriti) sono oltremodo frequenti, particolarmente debilitanti, molto dannose e spesso mortali.

Le gastroenteriti/enteropatie del coniglio
Le gastroenteriti/enteropatie del coniglio vengono generalmente classificate in funzione dell’età in cui si manifestano ed è per questo che si è soliti parlare di:

  • enteropatie del coniglietto lattante quando si manifestano a 2-3 settimane di età;
  • enteropatie del coniglietto non svezzato tra le 4 e le 5 settimane di vita;
  • enteropatie del coniglietto svezzato tra le 5 e le 9 settimane di età;
  • enteropatie del coniglio adulto quando si manifestano dalle 10 settimane di vita in poi.

Le cause di ognuna di queste enteropatie possono essere molteplici. Tra queste ricordiamo per gravità e incidenza la coccidiosi, la giardiasi, quelle provocate da vermi intestinali, da virus, ed altri agenti patogeni. Tuttavia, nel coniglio, le gastroenteriti più diffuse sono quelle provocate da batteri e tra questi, i clostridi e l’E. coli sono la causa delle più frequenti e dannose.

Principali cause predisponenti le gastroenteriti da clostridi del coniglio
Non si può giungere a comprendere la natura, le cause all’origine delle gastroenteriti da clostridi e da E. coli del coniglio senza sapere che:

  • il coniglio è munito di un apparato digerente assai complesso sia per struttura che per funzionamento e che, pur essendo un animale munito di un solo stomaco (quindi mono-gastrico) dopo lo svezzamento si comporta e viene considerato come un animale pseudo-ruminante poligastrico (con più di uno stomaco) quali sono appunto i ruminanti propriamente detti (pecore, capre, bovini, ecc.);
  • dopo lo svezzamento nell’apparato digerente del coniglio vengono prodotte due diversi tipi di feci: le prime sono le classiche palline dure ed asciutte che, essendo il risultato finale della digestione, come avviene per tutte le specie animali, una volta emesse vengono abbandonate nell’ambiente. Le seconde, dette “ciecotrofi ”, più grigiastre, morbide, lucide, dall’odore di fieno, vengono prodotte nella parte dell’intestino chiamata cieco ad opera della flora batterica in esso contenuta. Queste, una volta emesse, vengono reingerite per essere ri-digerite col fine di permettere il miglior utilizzo di tutte le sostanze nutritive di cui sono ricchissime (vitamine, amminoacidi, sali minerali, ecc.).

Va da sé che una regolare assunzione di cibo di buona qualità, un’acqua di bevanda fresca, pulita sempre a disposizione ed un contenuto intestinale in continuo movimento, siano condizioni essenziali per il mantenimento dell’equilibrio di un ambiente favorevole allo sviluppo della flora batterica intestinale/ciecale responsabile della produzione del ciecotrofo e quindi per il mantenimento di un’ottimale stato di salute dell’animale.
Quando a causa di:

  • stress di varia natura (elevata densità, caldo secco, freddo umido, presenza di infestanti ambientali quali insetti o ratti/topi);
  • errori alimentari (ECCESSO DI CARBOIDRATI SEMPLICI COME PANE, CEREALI, CARENZA DI FIBRA, ECCESSO DI ERBA O FRUTTA FRESCA, FORAGGIO O PAGLIA AMMUFFITI);
  • trattamenti terapeutici eccessivi e/o errati;
  • sete/carenza di acqua;
  • cattiva igiene ambientale;

l’alimento ristagna troppo a lungo nell’apparato digerente (costipazione), si instaurano abnormi fenomeni di fermentazione e/o putrefazione del contenuto intestinale, con elevata formazione di gas.
La sintomatologia che ne deriva è particolarmente grave ed è caratterizzata da:

  • abbattimento e perdita dell’appetito;
  • grave rigonfiamento dell’addome che può portare alla morte per asfissia dovuta a compressione sul diaframma e mancata espansione del torace;
  • digrignamento dei denti (a causa del forte dolore derivato dalla presenza di gas in addome);
    e soprattutto
  • un innalzamento del pH intestinale.

Per effetto dell’innalzamento del pH intestinale si verificano quindi in veloce sequenza:

  • forti variazioni della flora batterica intestinale e ciecale con morte della flora intestinale buona (quella acidofila) deputata alla formazione del ciecotrofo;
  • sviluppo di una flora batterica patogena costituita in particolare da E. coli, clostridi, enterobatteri ed altri batteri che determinano grave enterite, diarrea profusa e quella sintomatologia clinica conosciuta come ACQUA IN PANCIA che nella maggioranza dei casi conduce inevitabilmente alla morte.

Alcune importanti misure di prevenzione generale delle enteriti da clostridi nel coniglio
In un quadro così articolato, la prevenzione della enterite da clostridi nel coniglio passa necessariamente attraverso l’adozione di misure volte a ridurre ed eliminare le cause di stress che favoriscono la stagnazione degli alimenti nell’intestino del coniglio.
Tra queste risultano particolarmente importanti:

  • il rispetto di una adeguata superficie disponibile per ogni coniglio, che metta al riparo da fenomeni di sovraffollamento;
  • una alimentazione bilanciata con pochi amidi semplici ed un adeguato contenuto in fibra;
  • il drastico controllo di infestanti ambientali quali i ratti, i topi e di tutti gli insetti sia striscianti (formiche, scarafaggi, ragni, ecc.) che volanti (mosche, tafani, zanzare, ecc.). Tra questi ultimi, le zanzare sono il veicolo della malattia potenzialmente più dannosa per tutte le conigliere del mondo: la mixomatosi. Per questo, contro di loro si rende necessaria l’applicazione di costanti e continuative pratiche di controllo nell’ambiente;
  • il controllo dei parassiti e tra questi in particolare i parassiti esterni (la rogna delle zampe e delle orecchie);
  • la regolare disinfezione dei luoghi in cui i conigli vengono allevati;
  • la acidificazione dell’acqua o del mangime.

Bibliografia disponibile su richiesta.

Per ulteriori informazioni scrivi a: vetline@formevet.it